Viverone (BI) : Il Lago

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Storia del sito:
Molti bacini lacustri del Canavese hanno restituito materiale archeologico, tra questi il Lago di Viverone rappresenta una delle realtà più interessanti sia per la presenza di più villaggi palafitticoli, sia per le approfondite ricerche svolte. Le indagini furono avviate da G. Giolitto, Ispettore Onorario per l’Archeologia Subacquea del Lago di Viverone nel 1965 e proseguirono fino al 1976, quando la Soprintendenza Archeologica del Piemonte avviò il primo cantiere archeologico ufficiale del Ministero. Nel 1996 fu individuato un primo campo di pali in località Cascina Nuova, negli anni successivi furono rinvenuti altri siti: S. Antonio, Emissario e Riva del Clerico. Questo grazie alle prospezioni subacquee che iniziarono sin dagli anni ’80 del secolo scorso e permisero di scoprire un nuovo sito in località Masseria e di fornire dati sempre più puntuali sull’organizzazione dei diversi villaggi. Le ricerche effettuate anche sulla terraferma e sulle zone umide circostanti (Roggia Violana e Moregna) hanno evidenziato una forte frequentazione nel passato.

Descrizione del sito:
Il Lago di Viverone è un piccolo bacino di origine intermorenica formatosi durante l’ultima glaciazione. Di forma quasi ellittica, è situato al confine delle province di Torino e Biella, nella parte NE dell’anfiteatro morenico di Ivrea. A partire dall’età del Bronzo furono frequentati i villaggi situati in località Cascina Nuova, S. Antonio e Emissario; i primi due sono composti da circa cento pali ciascuno, quindi 4-10 capanne mentre il terzo ha restituito alcune migliaia di pali e presumibilmente occupava un’area di 5000 metri quadrati. Si calcola avesse una popolazione di 1000 unità, era dunque una grande città per il II millennio a. C. I tre insediamenti si trovano nella parte occidentale del lago, sono a bassa profondità, e, a differenza di altri villaggi palafitticoli, sono collocati su promontori e non baie o isole. Le piante dei siti indicano un’organizzazione regolare nella costruzione degli abitati: una doppia fila di pali più o meno perpendicolare alla linea di costa indica la passerella che unisce la terraferma al villaggio; sia questa che l’abitato stesso sono protetti da una palizzata, doppia intorno alle capanne; di queste si possono distinguere il perimetro e la forma rettangolare in molti casi. Le analisi svolte in diversi campi hanno permesso di comprendere non solo la frequentazione umana ma il territorio occupato, la vegetazione presente, la sua distribuzione e lo sfruttamento delle risorse. Nell’ambito degli studi fatti si è evidenziata una scarsa presenza durante l’età del Ferro, mentre è chiaramente distinguibile la successiva occupazione romana.

Descrizione dei ritrovamenti:
L’abbondanza e la varietà di materiale indica l’importanza che la civiltà di Viverone ebbe a partire della fine del IV millennio a. C. Le caratteristiche decorazioni a solcature e coppelle umblicate che si trovano sulla ceramica di impasto spesso fine, sono presenti in gran parte nella regione (Pinerolese, Valle di Susa, Vercellese) mostrano l’influenza e i contatti commerciali fiorenti di Viverone. Tra gli oggetti metallici, la cui raffinatezza conferma la bravura della popolazione, sono da notare una cuspide a base cava con parte del manico in legno, un rasoio quadrangolare, spilloni per acconciature, pugnali, asce, spade. Interessante una matrice di pietra per fusione di spilloni, pesi tensori per reti da pesca e fusaiole in terracotta di varie forme spesso decorate. Il recupero di molti reperti lignei ha permesso esami specifici (tra cui il metodo del Carbonio 14) che consentono di stabilire l’età dell’oggetto in esame e del sito di provenienza. Tra i materiali in legno, di difficile conservazione una volta estratti dall’acqua, è da segnalare il frammento di piroga recuperato in località Masseria nel 1980. A partire dal secolo scorso in diversi bacini lacustri del Canavese furono ritrovate molte piroghe di cui buona parte monossili ossia realizzate con un solo tronco d’albero. La lavorazione era eseguita utilizzando strumenti in pietra che lavoravano il legno, quasi sempre di quercia, inoltre le imbarcazioni potevano essere trattate con resine per aumentare l’impermeabilità.

Luogo di custodia dei materiali:
Museo di Antichità (Archeologia) di Torino e Museo del Territorio Biellese.

Informazioni

Links:
http://www.academia.edu/2563671/Viverone_Culture_-_Middle_and_Late_Bronze_Age_Piemont_Italy_

http://www.spazimedievali.it/viverone/

PT2_Palafitte_Alpi.pdf

Bibliografia:
MERCANDO  L.; VENTURINO GAMBARI M. ( a cura di), Archeologia in Piemonte, vol. I, La Preistoria,  1998
CASETTI M., GIORDANO G. (a cura di), Le comunità di Viverone e di Roppolo nei secoli XIII-XV: frammenti di storia : mostra  documentaria, 1983
SOMMO G. (a cura di), Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po III. Biellese, Vercelli, 1993, pp. 41-43
VIGLINO DAVICO M., I ricetti: difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medioevale, Torino, 1978, pp. 152-154.

Fonti:
Fotografia da Wikipedia.

Data compilazione scheda:
16 aprile 2000 – aggiornamento giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Laura Cordera – Gruppo Archeologico Torinese