Pray (BI): Oratorio di Santa Maria Assunta
Storia del sito:
Nei secoli immediatamente successivi al Mille, l’area dove oggi sorge l’abitato di Pray rimase disabitata, mentre gli insediamenti si concentrarono sulle alture collinari di entrambe le rive del torrente Sessera. In mezzo alla distesa di prati venne eretta, probabilmente attorno al 1200, la prima cappella della parte di Valsessera superiore a Crevacuore, con funzioni di parrocchiale per la comunità di Coggiola e dipendente dalla Pieve di Naula. Anche se nei documenti è citata solo all’inizio del XVII secolo, la sua antichità è testimoniata dai resti della base absidale semicircolare, formata all’esterno da grosse pietre del Sessera. Una relazione di una visita pastorale del 1606 la descrive pavimentata ma senza soffitto, con due finestrelle laterali, con un altare piccolo e umile sormontato da una statua lignea della Madonna, priva di suppellettili e ornamenti ma con la facciata arricchita da dipinti sacri. Completano il quadro descrittivo i verbali delle successive visite pastorali del 1661 e del 1665. Essi confermano la sua origine di Chiesa parrocchiale di Coggiola, l’esistenza di un piccolo cimitero all’esterno e la presenza di dipinti, oltre che sulla facciata, anche nell’abside. Fino al 1747 l’oratorio conservò l’antico aspetto, poi venne ristrutturata nelle forme attuali. Nel 1752 sono documentate le spese per pagare i mastri da muro “per l’innalzamento di detto oratorio” e per altri lavori e acquisto di arredi. Nel 1754, veniva così descritta: “L’oratorio di Maria Assunta è di struttura piccola, col pavimento in calcina, fatta a volta, stabilita e bianca, con un solo altare … al di fuori con la facciata bianca e all’intonaco rustica”.
Una importante modifica della chiesa nelle forme attuali è avvenuta nel 1780, come si evince dalla lettura delle relazioni delle visite pastorali, ha previsto la sopraelevazione delle murature d’ambito, la costruzione della volta a vela con sottarchi, l’apertura di due finestre, l’intonacatura interna e la riconfigurazione della facciata. Quello che si può ipotizzare è che l’attuale abside non sia l’originale se i frammenti rinvenuti corrispondono all’antico sottarco del catino absidale.
Lo scoprimento dei dipinti e un sondaggio nella pavimentazione hanno inoltre rivelato che il piano di calpestio originale doveva essere più basso tra gli 80/100 cm. Gli affreschi, come era in uso all’epoca, dovevano avere una zoccolatura ornata con un drappeggio oppure con figure dei mesi o delle stagioni.
Ulteriori lavori vennero eseguiti nel 1790 e nel 1846; l’anno successivo venne anche rifatto il piccolo campanile.
Descrizione del sito:
Sulla facciata esterna, a sinistra della porta d’ingresso, è stata di recente rinvenuta sotto lo strato di intonaco uno degli antichi affreschi di cui si parla nelle visite pastorali seicentesche, una Madonna che allatta il Bambino. L’affresco restaurato è opera di scuola piemontese della seconda metà del Quattrocento. Questa iconografia, o “Madonna del latte” come viene comunemente chiamata, fu molto diffusa a partire dal XIV secolo fino alla seconda metà del XVI.
A fine 2018 durante lavori di restauro, sono emersi, sulle pareti laterali della navata, affreschi risalenti al XV secolo, realizzati a buon fresco e steso a giornate. I lavori sono terminati nel 2022.
Scrive la restauratrice Tiziana Carbonati: “A fine descialbo è stata convalidata l’ipotesi di attribuzione a due artisti diversi, sulla parete a Nord , in origine, suddivisa in due registri, sono leggibili: in quello superiore. delle scene frammentarie del Martirio di Sant’Agata e di San Giorgio col drago e la principessa.” Questo registro purtroppo non è ben conservato a causa dell’apertura di una finestra che ha danneggiato gli affreschi e che in seguito è stata tamponata. “Nel registro inferiore, da sinistra a destra, le figure di: S. Giovanni Battista [che tiene in mano un cartiglio con “Ecce Agnus Dei”], un santo Vescovo, S. Antonio abate, S. Bernardo, S. Monica con S. Agostino, una Madonna in trono che allatta il Bambino, S. Grato e S. Filippo Apostolo.
Sulla parete a Sud (destra) è apparsa una situazione più frammentaria, ma non meno interessante; si legge da destra: lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, un San Giorgio col drago e la principessa, una Crocifissione e un’impostazione di un sottarco con dei tondi, in cui a mezzo busto, potrebbero essere raffigurati dei Profeti. A seguire: una porta tamponata del primitivo accesso laterale all’oratorio e una grande porzione di intonaco molto antico.”
La scoperta degli affreschi lungo le pareti laterali permette di avvalorare le ipotesi di don Lebole che attribuiva l’ampiezza e la forma ad unica navata della chiesa alla fase medievale (XII e XIII secolo), caratterizzata dalla muratura absidale in grossi ciottoli del torrente Sessera. I saggi stratigrafici eseguiti recentemente e le ricerche condotte per delimitare le parti affrescate hanno chiarito che la modificazione della chiesa nelle forme attuali avvenuta nel 1780 previde la sopraelevazione delle murature d’ambito, la costruzione della volta a vela con sottarchi, l’apertura di due finestre, l’intonacatura interna e la riconfigurazione della facciata.
Informazioni:
In frazione Pray Alto, via Dante. Conosciuto anche col nome di “Oratorio della Madonna del latte”.
Links:
www.prolocopray.it
www.newsbiella.it
Fonti:
Notizie tratte da un testo della restauratrice Tiziana Carbonati, che ringraziamo, e dai siti siti sopra indicati.
Immagini in alto e prima in basso dai siti sopra indicati.
Le fotografie in basso sono di Tiziana Carbonati.
Data compilazione scheda:
13/12/2018 – aggiornamento 14/4/2022
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese