ASTI : Cripta e Museo di sant’Anastasio

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Storia del sito:
Il museo di caratterizza per la sua duplice realtà di sito archeologico e di sede museale, l’uno e l’altro strettamente correlati. Al di là dell’importanza dei reperti, infatti, di grande interesse è il sito stesso, il cui fulcro risalente al Mille è costituito dalla cripta e dai resti della chiesa romanica di Sant’Anastasio, con colonne e capitelli di recupero di età romana e altomedievale. La chiesa si trovava in una posizione centrale nell’antica città di Asti, come viene determinata dal tracciato della cinta difensiva medievale. Non è stata sicuramente casuale la scelta di questa posizione, non lontana dalla porta occidentale – l’antico ingresso monumentale di età romana riplasmato dalla Porta Turris medievale – e sulla principale via di attraversamento della città; e neppure che sia collocata quasi a metà strada tra la cattedrale e San Secondo, le due principali fondazioni religiose cittadine. L’ecclesia sancti Anastasii faceva parte, come la successiva più ampia basilica dell’inizio del secolo XII, del famoso monastero femminile benedettino di sant’Anastasio, documentato dal 1008, ma forse già di fondazione longobarda e già citato in un documento del 792 (VIII secolo). Fu per secoli non soltanto un centro di spiritualità, ma anche e soprattutto un’istituzione di forte peso economico e politico a livello locale, grazie ai suoi vasti possedimenti fondiari e ai legami con l’aristocrazia astigiana, da cui provenivano le sue badesse.
Tra Seicento e Settecento della chiesa di Sant’Anastasio era pressoché scomparsa ogni traccia delle sue fasi architettoniche più antiche: l’edificio aveva tra l’altro cambiato orientamento e si affacciava sulla via Maestra (corso Alfieri), mentre prima prospettava su quella che ora è via Goltieri. Rimaneva solo la cripta medievale, conservata, dopo la completa demolizione di tutte le strutture d’alzato, in posizione decentrata fuori dalla nuova chiesa e presto trasformata semplicemente in cantina.
Il monastero venne soppresso dal governo napoleonico nel 1802. Dopo alterne vicende, il luogo ideale per la costruzione di un nuovo edificio scolastico venne individuato da parte dell’Amministrazione Comunale nell’isolato di Sant’Anastasio. Le demolizioni del complesso e l’avvio degli scavi iniziarono nel 1908 e ben presto furono messe in luce gran parte delle strutture dell’antica chiesa. La decisione di conservare molte strutture dell’antica chiesa secondo un uso non molto consueto nella fase pionieristica della tutela dei beni artistici, è documentato dalle immagini di Secondo Pia e da rapidi appunti tracciati da Pietro Toesca, inviato della Soprintendenza Regionale.
La storia attuale dell’area archeologica è iniziata con la sistemazione ad opera di A. Solaro Fissore della raccolta lapidaria e di successive indagini condotte in tre successive campagne di scavo (1995, 1997, 1999).

Descrizione del sito:
Nella parte est sono conservati elementi lapidei pertinenti al sito di Sant’Anastasio o comunque all’area cittadina, databili in prevalenza tra l’VIII e il XVI secolo e recuperati principalmente nel corso delle demolizioni avvenute nell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento. Tra i nuclei principali si distinguono:
– alcuni splendidi capitelli in arenaria appartenenti alla seconda chiesa romanica (inizio XII secolo). In essi è forte sia l’influsso dei modelli lombardi (Sant’Ambrogio di Milano e San Savino di Piacenza), sia dei modelli genovesi (chiostro monastero di San Tommaso).
– altri capitelli, mensole e conci d’arco scolpiti, databili tra l’XI e il XIV secolo, provenienti dalla chiesa gotica della Maddalena, chiesa madre dei padri domenicani e situata nei pressi di Castelvecchio. Fu demolita nell’Ottocento dopo le espropriazioni napoleoniche.
– una lapide funeraria romana del II secolo d.C. rinvenuta a fine Ottocento nei pressi della Collegiata di San Secondo e un cippo anch’esso romano a forma di ara del I sec. d.C., emerso durante uno scavo condotto in corso Alfieri.
– elementi architettonici provenienti da chiese astigiane, tra cui spicca il paliotto, un tempo conservato a San Pietro in Consavia
– alcuni esemplari di pietre cantonali e stemmi provenienti da case e palazzi signorili della città.

L’area ovest del museo mostra una ricca stratificazione di testimonianze archeologiche:
– tracce della presenza romana: grandi lastre rettangolari di pietra, che costituivano parte della pavimentazione di una grande piazza lastricata, il foro della città romana di Hasta, e alcune murature in opus coementicium, risalenti al I sec. d.C.;
– tombe (seconda metà del VII – seconda metà dell’VIII secolo) e il muro di fondazione della facciata della chiesa altomedievale (VIII secolo). Dopo una fase di abbandono l’area venne occupata da un piccolo, ma importante cimitero strutturato intorno ad un ampio spazio quadrangolare, destinato fin dall’inizio alla costruzione di un edificio di culto, dapprima probabilmente in legno e poi in muratura molto grossolana, probabilmente costituito da un’unica navata orientata canonicamente;
– alcuni resti in muratura della prima chiesa romanica risalente all’XI secolo e della più ampia basilica dell’inizio del secolo XII;
– tracce di uno dei muri della chiesa secentesca abbattuta nel 1907.

Ma la parte più straordinaria è sicuramente la cripta, costruzione a pianta basilicale suddivisa in tre navatelle con volte a crociera. Le iniziali tre campate sono la parte più antica (XI secolo) caratterizzata da colonnine diverse, disomogenee per materiali e caratteristiche costruttive, che fanno largo uso di elementi di recupero di età romana ed altomedievale. Di notevole interesse sono sia i reperti architettonici romani, sia quelli altomedievali, resti dell’arredo liturgico-scultoreo della chiesa longobarda.
La prima colonna sud poggia su un rocchio di colonna scanalata di epoca romana ed è terminata da un capitello corinzio tardo-romano. La prima colonna nord presenta come base la terminazione di una colonna scanalata di età romana ed il fusto, analogamente, di reimpiego. Il capitello è invece altomedievale (prima metà dell’VIII secolo), con ampie smussature angolari. Queste incise ad imitazione delle nervature delle foglie, sono caratterizzate da marcate escrescenze aggettanti. I quattro spazi al centro delle facce del capitello portano un nimbo circolare semplice o su tre lati, decorato con croci greche a terminazioni espanse o con un fiore inciso.
La seconda colonna nord utilizza in fondazione una base decorata di epoca classica e un capitello corinzio tardo romano di reimpiego. La colonna di fronte è costituita da un elemento (colonnina, capitello e base) ricavato da un unico pezzo di pietra e inserito all’interno di una più ampia base modanata di epoca romana. Il capitello è composto da una corona inferiore di elementi vegetali molto stilizzati. Al centro della parte superiore medaglioni a rosetta o croci latine.
La terza colonna sud presenta sempre una base modanata su plinto quadrato di età romana e capitello con larghe e carnose foglie d’acanto. La terza colonna nord sempre poggiante su base di età romana, è curiosamente formata dall’unione di due colonnine, di probabile fattura altomedievale. Anche il capitello è altomedievale (prima metà dell’VIII secolo) formato da una fascia inferiore a tralcio di foglie pendule e una parte superiore nettamente distinta.
Superata la traccia della fondazione dell’abside della prima fase romanica si procede nella parte orientale costruita nel XII secolo, con quattro colonne e capitelli in arenaria appositamente realizzati, splendidamente decorati ed omogenei tra loro. Il primo presenta una complessa trama di tralcio vegetale animato con volatili, forse pavoni, che beccano grossi grappoli d’uva; quello vicino reca il motivo semplificato delle foglie aggettanti e dei tralci bipartiti; il terzo una bipartizione netta in due fasce (corona di foglie lanceolate e nervate in basso, grossi fiori fra due semplici caulicoli in alto); l’ultimo presenta una formula con la corona inferiore a elementi vegetali e la fascia superiore a semplici girali e nastri perlati.

Informazioni:
tel. 0141.437454.

Links:
http://www.comune.asti.it/pagina793_cripta-e-museo-di-santanastasio.html

https://www.fondazioneastimusei.it/cripta-e-museo-di-santanastasio/

https://www.beniculturali.it/mibac/

http://it.wikipedia.org/wiki/Cripta_e_museo_di_Sant’Anastasio

Bibliografia:
SAPELLI RAGNI M. (a cura di), 2004, Tesori del Piemonte. Il Piemonte degli scavi- Siti e musei di antichità
CROSETTO A., 2003, Museo di Sant’Anastasio. L’area archeologica, Asti
ROMANO G. (a cura di), 1994, Piemonte romanico, Torino

Fonti:
Immagini dai siti sopra citati;  foto 3 wikipedia

Data compilazione scheda:
11/11/2004 – aggiornamento febbraio 2014 – maggio 2020

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – G. A. Torinese

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