TORINO : Necropoli romane

Descrizione del sito e dei ritrovamenti:
I ritrovamenti, nell’area urbana ed extraurbana di Torino, in gran parte già oggetto di studio tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900, testimoniano che Augusta Taurinorum non derogò a norme e prassi in uso nella maggior parte delle città romane, prima delle quali l’obbligo di ubicare le aree funerarie fuori del perimetro urbano, lungo le strade principali di accesso alla città stessa. In effetti la segnalazione di tombe riguarda nella quasi totalità il perimetro esterno alla cinta muraria, ad eccezione dello sbocco verso il Po.
La necropoli (o forse l’insieme di necropoli) principale fiancheggiava esternamente il lato settentrionale delle mura, in una zona estesa tra la chiesa della Consolata e Porta Palazzo. La sua importanza e la sua plausibile monumentalità sembrano attestate dal rinvenimento di gran parte del materiale funerario noto, come quello epigrafico, a seguito della distruzione del bastione presso la chiesa della Consolata nel XVIII sec.; è in effetti probabile l’originaria pertinenza dei reperti ad edifici funerari romani ed il loro riutilizzo in epoche successive. Non si può escludere che alla suddetta necropoli appartenessero anche i resti rinvenuti tra via XX Settembre e corso S. Maurizio, nonché la tomba in muratura, non anteriore al III sec., rinvenuta presso la sponda destra della Dora (vecchia Officina del Gas), contenente una cassa di piombo a coperchio mobile. Inoltre, nel 1999 è stata data notizia del ritrovamento, nella medesima area extramuranea, di un sarcofago di granito grigio, di epoca imperiale, accanto a resti di sepolture tardoromane, emerso nel corso degli scavi del sottopasso di corso Regina Margherita, proprio davanti all’ingresso secondario del Museo di Antichità (ora Museo Archeologico). Scavi ancor più recenti, effettuati tra il 2004 e il 2005 nel settore sud-ovest di piazza S. Carlo, hanno portato alla luce parte di una necropoli del II – III sec. estesa su una superficie di oltre 1.000 m2; sono state ritrovate 26 tombe ad inumazione, danneggiate, ma solo in quattro di esse sono stati recuperati elementi di corredo.

Tombe isolate o a piccoli gruppi trovate più lontano dalla cinta muraria, in zona Regio Parco, via Frejus, Barriera di Nizza, Borgo S. Paolo, Lucento o nell’area collinare potrebbero essere ricollegate alla presenza di stazioni agricole ed insediamenti minori (pagi, villaggi) disseminati nelle campagne suburbane piuttosto che a necropoli cittadine. In particolare, per quanto riguarda la collina, si constata che, in assenza di resti di complessi residenziali o di strutture agricole, sono proprio le sepolture a costituire la quasi totalità delle testimonianze archeologiche di epoca romana.

Nella fascia pedecollinare si segnalano la necropoli ad incinerazione associata a monete imperiali di borgo Piacentino di Moncalieri, inoltre piccoli gruppi di tombe rispettivamente a Testona (nei pressi della chiesa di S. Maria, insieme ad una moneta di Costantino) ed in borgata Moriondo; nell’area propriamente collinare si segnalano inoltre le sepolture di Ronchi di Cavoretto e di regione Fioccardo ed inoltre la tomba del Bric della Maddalena, interessante per la presenza di clavi trabales, oggetti rituali foggiati a forma di chiodo. Nel complesso le testimonianze contribuiscono a confermare che l’insediamento sparso costituiva la principale forma abitativa della collina; peraltro, laddove è stata trovata una sia pur piccola necropoli, “data la frequente vicinanza tra il cimitero e le strutture abitative, come per lo più si è riscontrato nel corso di scavi archeologici in Italia settentrionale, si può presupporre che questi piccoli gruppi di tombe siano indice della presenza di un insediamento di qualche genere nelle immediate prossimità” (da La Rocca Hudson).
Tipologicamente, soprattutto a partire dal III sec., la quasi totalità dei reperti è costituita da sepolture “a cappuccina”, con tetto a capanna e caratterizzate dalla povertà del corredo funebre e dal reimpiego di materiali quali mattoni e tegole. Anche la zona ubicata lungo la via delle Gallie presentava sepolture disposte in piccoli gruppi in relazione alle abitazioni di cui era costellata: ad esempio un gruppo in corso Francia, forse non posteriore al III sec., una piccola necropoli con monete di Tito, Geta e Nerone in borgata Cenisia e, a sud dell’antica strada di Rivoli, un gruppo con cinque tombe di cremati, allineate, di cui quattro laterizie ed una in muratura.

Nella zona di Porta Susa, scoperto proprio mentre si gettavano le fondamenta della stazione (1854-1855), si trovava un sepolcreto piuttosto esteso con alcune anfore cinerarie contenenti ceramica figulina, vetri, oggetti in bronzo, ferro ed avorio, monete imperiali. In base a tali ritrovamenti si riscontra un’altra prassi consueta nel mondo romano, la lunga coesistenza dei riti dell’inumazione e dell’incinerazione. Le strutture funerarie sono risultate, come già riscontrato per le zone collinari, per lo più modeste, in quanto evidentemente destinate ai meno abbienti, e limitate a semplici anfore segate o capannette murate di embrici, inclinati in corrispondenza dei due lati più lunghi e verticali in corrispondenza degli altri due, coperte di tettuccio a tegoloni, pavimentate di ammattonato o di calcestruzzo, e talora disposte sul nudo suolo, di poco dissimili dalle tombe e dalle capanne celto-liguri. Le altre sepolture consistevano in camere sotterranee, murate di cotto e di pietrame o disposte a cassoni di lastre di pietra, coperte di tegoloni o di lastra tombale su cui si leggeva l’iscrizione e corredate di oggetti funerari (anfore di terracotta, ampolle di vetro, lucernette fittili, balsamari, oggetti di bronzo quali patere ed, in qualche caso, strigili).

In effetti per Torino non si hanno molte notizie di monumenti sepolcrali o, più in generale, di tombe non sotterranee: già da tempo si ipotizza la pertinenza ad un monumento funerario, probabilmente ubicato nell’area sepolcrale fuori Porta Praetoria, del frammento di stele marmorea recuperato in piazza Castello nel 1925 ed attualmente conservato a Palazzo Madama; attribuito alla prima metà del I sec., presenta sulla fronte un rilievo con la lupa che allatta i gemelli nel contesto di un paesaggio roccioso. E’ del resto plausibile che anche Torino, analogamente alle altre città romane, vantasse almeno alcune strutture funerarie, dedicate a personaggi e famiglie di spicco, ragguardevoli sia per monumentalità che per valore artistico. In particolare, studi recenti compiuti in relazione ad un restauro su reperti conservati nel Museo Archeologico porterebbero all’individuazione di un imponente monumento a pianta quadrata, collocato ipoteticamente nell’area funeraria fuori Porta Palatina. Tali reperti sono noti già da lunghissimo tempo nelle collezioni torinesi, forse già dalla fine del XV sec. se è vero, come è stato ipotizzato, che gli stipiti del Duomo decorati con fregi d’armi ne rappresentano un’imitazione, e consistono in un gruppo di blocchi parallelepipedi, forse provenienti dall’area di Porta Palazzo, in marmo bianco di Carrara ed alti in media 45 cm, decorati su una faccia da un ricco repertorio di armi romane e “galliche”. In effetti già nel XIX sec. i blocchi erano stati riconosciuti come resti di un monumento funerario, il cui destinatario si identificherebbe con Q. Glizio Agricola, illustre personaggio torinese, peraltro vissuto in un’epoca vicina a quella corrispondente alla probabile datazione dei fregi (prima metà del II sec.). Si tratterebbe, invece, secondo una suggestiva interpretazione risalente agli anni ’30 dello scorso secolo, di un monumento celebrativo posto extra moenia, assimilabile alla tipologia dell’arco di trionfo in base ad elementi tecnici ed iconografici nonché di confronto con vari archi onorari, tra cui quello di Aosta.

Di interesse anche il rilievo recuperato in via Parma che, come evidenziato dalla Mercando, “presenta eccezionalmente i busti dei due defunti nudi…di solito, invece, i busti dei defunti sono più o meno riccamente panneggiati, come si può osservare in un altro rilievo torinese, coevo: i personaggi maschili indossano la toga, quelli femminili la tunica a palla”.
Di particolare interesse storico, infine, un gruppo di epigrafi commemorative dei caduti nella battaglia che nel 312 vede affrontarsi proprio a Torino Costantino e Massenzio.

Luogo di custodia dei materiali:
La maggior parte del materiale funerario è attualmente custodito presso il Museo Archeologico di Torino

Bibliografia:
in “Archeologia in Piemonte” – Torino, 1998 – vol. II – “L’età romana” : L. MERCANDO – Riflessioni sul linguaggio figurativo – pp. 323; 337-338; 351
G. MOLLI BOFFA – Tombe romane in Piemonte – pp. 189; 192-193: 200-201
R. GRAZZI – Torino romana – Torino, 1981 – p. 26
C. LA ROCCA HUDSON, Le vicende del popolamento in un territorio collinare: Testona e Moncalieri dalla preistoria all’alto medioevo, “BSBS” LXXXII, 1984, pp. 45-50
M. LUPO – Lo scavo restituisce un tesoro – La Stampa, 11 giugno 1999
Guida Archeologica di Torino del GAT – Torino, 1996, Seconda Edizione – pp. 42-43 ed edizione 2010, Savigliano CN, p.9

Data compilazione scheda:
6 dicembre 2002 – aggiornamento maggio 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Marina Luongo – Gruppo Archeologico Torinese