Manta (CN) : Castello e Chiesa di Santa Maria al Castello
Storia del sito:
Nel 1277 era già documentato sul colle della Manta un castello con una torre di avvistamento, ma l’edificio originario venne rimaneggiato e ampliato in almeno tre fasi. Appartenne a più famiglie: Aicardi, Pagnoni, Enganna, Angioini che lo occuparono nel XIII secolo; passato successivamente a Tommaso I di Saluzzo, fu ereditato dal figlio Manfredo IV e ristrutturato da Tommaso III, autore del poema cavalleresco . L’opera, composta nel periodo dal 1395 al 1404 circa, durante la prigionia del Marchese a Torino dopo la sconfitta nella battaglia di Monasterolo, venne scritta in francese, in parte in prosa ed in parte in versi e racconta in chiave allegorica il viaggio di un uomo che, dedito per lungo tempo alle gioie mondane, alla fine si ravvede. Nel suo viaggio il protagonista incontra antichi eroi greci e romani, cavalieri della tavola rotonda, principi e altri importanti personaggi contemporanei, Re e Papi, assiste a tornei, cacce e battaglie. Ad alcuni di questi episodi si ispireranno gli AFFRESCHI dell’ interno, uno dei più importanti e significativi cicli pittorici tardo gotici piemontesi, commissionati dal figlio naturale di Tommaso III (cui il castello fu dal padre lasciato in eredità), Valerano Saluzzo della Manta, detto il Burdo (nome che gli derivava dal fatto di essere possessore del luogo di Brondello allora detto Burdello). Iniziatore nel 1416 dell’illustre famiglia, cui il castello restò per quattro secoli, lasciò un’impronta personale nella strutturazione dell’insieme.
Dopo la metà del XVI secolo, Michele Antonio Saluzzo eresse un altro palazzo a nord-est di quello quattrocentesco. Nel periodo in cui il Marchesato restò in possesso dei Francesi e poi dei Savoia, il castello perdette progressivamente le caratteristiche di fortezza per diventare residenza estiva; venne poi abbandonato tra il XVII e XVIII secolo; fu utilizzato come ospedale militare durante il periodo napoleonico e subì un progressivo degrado. Nel 1860 i conti Radicati Marmorito lo acquistarono e lo restaurarono; dovettero però far abbattere gran parte del palazzo cinquecentesco, perchè pericolante. L’ultima discendente di questa casata, Elisabetta Provana De Regge, nel 1984 donò il castello al Fondo per l’Ambiente Italiano, che avviò importanti interventi di ristrutturazione e lo aprì al pubblico.
La chiesa del castello fu ceduta dal Comune di Manta in comodato al F.A.I. nel 1986.
Descrizione del sito:
Dalla salita al castello si entra nel giardino e all’ingresso, attraverso un portone con arco acuto, si passa nel palazzo cinquecentesco che presenta a sinistra la tinaia, a destra la grande cucina. Lo scalone sette-ottocentesco porta al piano nobile dove gli ambienti convergono verso lo scalone cinquecentesco, marmoreo e colonnato, fatto edificare da Michele Antonio per collegare il piano nobile del suo palazzo agli ambienti del piano superiore, edificato da Valerano Saluzzo. In questa parte più antica del castello, un grande vestibolo presenta il soffitto originale a cassettoni dipinti e, a destra della finestra, un affresco quattrocentesco con la delicata immagine della Vergine che allatta il Bambino.
Dal vestibolo si accede alla Sala baronale, che faceva parte di un corpo di fabbrica trecentesco e fu fatta affrescare da Valerano, in una data imprecisata tra il 1416 e la fine degli anni Venti del XV secolo, da un maestro pittore, ancora anonimo nonostante i numerosi tentativi di attribuzione, che vi eseguì uno dei più significativi cicli pittorici tardo gotici di carattere “profano”. A grandezza naturale, sulla parete di fronte alle finestre della sala, vi è una sfilata di nove eroi e nove eroine appartenenti alla mitologia classica e alla letteratura biblica, abbigliati con preziose vesti (un tempo con applicazioni in stucco in pastiglia dorata) secondo la moda dell’epoca. I personaggi, che rappresentano per valore e saggezza i primi nove marchesi di Saluzzo e le rispettive consorti, sono: Ettore, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Giosuè, David, Giuda Maccabeo, re Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione, e sono accompagnati da Delfila, Sinope, Ippolita, Semiramide, Etiope, Lampeto, Tamaris, Teuca e Pentesilea.
Sulla parete opposta alla serie di eroi, è raffigurata la “Fontana della Giovinezza”: una processione disordinata e vivace di personaggi di vario rango ed età, che accorrono verso una fontana esagonale rappresentata al centro della parete, dove ognuno di loro si immerge per uscirne giovane e rigenerato nella promessa dell’eternità. Tale scena era un’allegoria assai in voga nel Trecento nei castelli d’oltralpe. Con grande ironia il Maestro della Manta descrive la cavalcata affannosa di imperatori, vescovi, regine per riacquistare la perduta giovinezza; molto interessanti le frasi che pronunciano i vari personaggi, fissate in un proto-fumetto in “dialetto” locale, mentre altre scritte – in francese – sono poste in cartigli sulla parete del ciclo di eroi. Gli affreschi contengono raffigurazioni molto precise di animali e piante. La sala presenta, sulle altre pareti, un monumentale camino e, di fronte, una nicchia con una Crocifissione e ai lati le immagini dei santi Giovanni Battista e Quintino, una rara iconografia.
L’edificio fatto costruire da Michele Antonio presenta vari ambienti tra cui la “Sala delle grottesche” con complesse raffigurazioni simboliche e mitologiche in 12 ovali contornati da cornici in stucco secondo lo stile manierista cinquecentesco. Nota è la raffigurazione del globo terrestre con, incredibile per l’epoca, abbozzate le Americhe e l’Antartide: Una luminosa galleria, che collegava il salone alla camera del Marchese, è affrescata con scene mitologiche e allegoriche.
LA CHIESA DI SANTA MARIA AL CASTELLO si raggiunge con un breve tratto di strada che scende dal castello verso l’abitato. Costruita presumibilmente da Valerano per il borgo, ne divenne la chiesa parrocchiale. In origine con un’unica navata conclusa dal presbiterio, la chiesa fu nei secoli successivi molto rimaneggiata, così, con la costruzione di cappelle laterali come quella funeraria di Michele Antonio, vennero distrutti quasi tutti gli affreschi quattrocenteschi che la ricoprivano interamente. I restauri eseguiti nel 2003-4 hanno messo in luce alcuni lacerti dipinti sulle pareti laterali e, nel coro, molto ben conservati, una splendida storia della passione dipinta da un ignoto pittore, diverso dall’autore della Sala baronale, che mostra influssi jaqueriani.
Di pianta quadrata e di piccole dimensioni, il coro presenta tre lunette con alla base un velario a motivi geometrici, affollate da personaggi e architetture, dipinti con grande attenzione ai particolari e alle espressioni dei volti. Sulla parete di fondo la Crocifissione, nella parte inferiore tagliata da una lapide funebre del 1553; sulle pareti nord e sud, in due registri, le scene della passione si susseguono da sinistra verso destra con, a nord: l’ingresso in Gerusalemme, il tradimento di Giuda e l’ultima Cena, sul registro inferiore, la lavanda dei piedi, la preghiera nell’orto degli ulivi e la cattura. Invece sulla parete sud, in alto, sono raffigurati Cristo davanti a Caifa, il rinnegamento di Pietro, Cristo deriso e poi davanti a Pilato. Sul registro inferiore l’andata al Calvario, in cui si apre la finestra che dà luce all’ambiente.
Informazioni:
Tel e fax 0175 87822. Email: faimanta@fondoambiente.it
Links:
https://www.fondoambiente.it/luoghi/castello-della-manta
Bibliografia:
Romano G. (a cura di), La sala baronale del Castello della Manta, Quaderni del restauro, Olivetti, Milano, 1992
Piovano A. (a cura di), Castello della Manta : guida turistico-pratica Castello della Manta, Gribaudo, Cavallermaggiore CN,1989
— Castello della Manta, ed F.A.I. Milano, s.d.
Fonti:
Fotografia n° 2 e 3 da www.eventilanghe.net, foto 1 e 4 dal sito del FAI.
Data compilazione scheda:
10/09/2009 – aggiornamento marzo 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese