Ivrea (TO) : Cattedrale di Santa Maria

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Storia del sito:
La Cattedrale sorge nella parte alta della città, in un’area sacra già sede, nella città romana di Eporedia, di un’ara dedicata ad Apollo (o a Giove). Recenti scavi all’esterno dell’abside attuale hanno individuato una struttura attribuibile ad un tempio che venne distrutto tra la seconda metà del V secolo e gli inizi del VI. Sulle rovine venne edificata una basilica paleocristiana: secondo alcuni studiosi era un edificio a tre navate concluse da un’abside a est, secondo altri era un edificio a pianta rotonda dotato di un’ampia galleria anulare e sormontato da una cupola. Probabilmente essa venne edificata in età carolingia, anche se alcuni storici sostengono che possa risalire all’epoca della dominazione bizantina in Italia.
LA CHIESA PROTOROMANICA venne costruita tra l’ultimo trentennio del 900 e il 1005. Ancor oggi è visibile una lapide in marmo con la scritta “Condidit hoc Domino preasul Warmundus ab imo”, che ricorda che il vescovo Warmondo fece costruire il tempio dalle fondamenta. In realtà il presule non ricostruì totalmente la chiesa, ma la ampliò addossando alla facciata una grande controabside ed erigendo due alte torri campanarie. Warmondo, di origine tedesca e di parte imperiale, per tutta la vita combatté con le armi e le scomuniche contro il re Arduino. In quegli stessi anni l’abate Guglielmo da Volpiano fece costruire l’abbazia di Fruttuaria a San Benigno Canavese, e sicuramente vi furono contatti tra i due presuli e i due cantieri: infatti la Cattedrale di Ivrea rivela interventi di “aggiornamento” e modifica nel giro di pochi anni.
La costruzione fu proseguita dai successori di Warmondo nel corso dell’XI secolo e richiese pertanto, come spesso succedeva all’epoca, un lavoro di alcuni decenni: ciò è documentato dallo stile diverso delle due torri campanarie, dai successivi ampliamenti della cripta e dalle differenti forme figurative dei capitelli che sono presenti all’interno di questa.

LA CRIPTA. Quando il vescovo Warmondo nell’anno 997 accolse le reliquie di san Tegolo e di san Besso, ponendole in un sarcofago romano, probabilmente fece costruire la parte più antica della cripta di forma semicircolare e fece anche sopraelevare la zona del coro attorno al quale fu realizzato un vasto ambulacro. La cripta occupava circa una metà dello spazio centrale della rotonda sormontata da due campanili contro i quali venne addossata una muratura, innalzando poi sei colonne, con capitelli, per sostenere le volte a crociera. L’entrata era al centro della navata maggiore e per accedere al coro superiore furono costruite due rampe di scale nelle navate minori. Nell’abside verso nord fu dipinto alla fine del XII sec. un affresco rappresentante la Madonna col Bambino seduta in trono, alla sua sinistra un Vescovo con mitra e pastorale ed alla sua destra un Santo monaco.
A distanza di mezzo secolo, tra la fine del secolo XI e gli inizi del XII, essendo stato riformato il modo di svolgere le pratiche religiose con l’aumento di sacerdoti e di cantori, si rese necessaria la costruzione di una seconda cripta per poter ampliare il coro; essa venne composta con snelle colonne dotate di capitelli scolpiti da un raffinato maestro lombardo, il cui nome è rimasto sconosciuto.
Una terza fase di costruzione della cripta previde l’ampliamento verso oriente, ove venne costruita un’altra nicchia per installare un altare in onore di san Gaudenzio, nativo di Ivrea, rappresentato nell’affresco che risale probabilmente all’XI o XII sec. Per potere accedere al presbiterio superiore venne costruita una scala al centro della navata maggiore, e l’ingresso alle cripte avveniva attraverso due porticine a lato della scalinata stessa; era possibile anche accedervi da due porte praticate al fondo delle navate minori.
La cripta nei secoli successivi venne adibita non più ad usi liturgici ma a funzioni diverse, dal magazzino al sepolcreto, con pesanti manomissioni e alterazioni che solo restauri recenti hanno eliminato (1997-98). Sono stati portati alla luce alcuni affreschi del XV sec., che erano stati parzialmente ricoperti di intonaco. Inoltre è stato anche restaurato l’antico affresco rappresentante san Gaudenzio.

Il CHIOSTRO. Tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII vennero costruiti, a lato della cattedrale, alcuni edifici ad uso abitativo e di studio; essi erano disposti intorno ad un chiostro che serviva per collegare tra loro i diversi edifici attigui alla chiesa. Dal presbiterio della Cattedrale, infatti, restando al coperto, si poteva accedere agli alloggi del clero e dei chierici, alle sale di studio e di scrittura, ai refettori, ai laboratori e alla foresteria.

Il vecchio edificio romanico fu in gran parte demolito a partire dal 1785 per far posto ad una nuova costruzione barocca. Un’ultima imponente trasformazione fu subita dalla cattedrale nel 1854, quando la facciata barocca fu sostituita con l’attuale, di stile neoclassico.

Descrizione del sito:
La Cattedrale conserva, del periodo romanico, la cripta, il deambulatorio superiore, i due campanili, il tiburio; invece la struttura interna è stata mascherata da ristrutturazioni sette-ottocentesche. Della primitiva facciata romanica non restano tracce, mentre ben conservata è la parte posteriore dell’edificio in cui sono visibili il muro esterno dell’abside e i due campanili che si differenziano nell’articolazione delle monofore, bifore e trifore.
Pare che il campanile a sud-ovest sia stato il primo a essere iniziato in quanto nel suo ordine inferiore le colonnine con i capitelli hanno forme bizantine. Nella cella campanaria e nella torre di nord-ovest i capitelli furono modellati con maggiore nervosità, segno di una evoluzione nello stile romanico.
La chiesa oggi è a pianta longitudinale ed è suddivisa in tre navate; il tiburio ottagonale che sovrasta il presbiterio è parzialmente originario; ogni lato ha la superficie partita in due livelli, una con una fila di archetti pensili, il secondo da quattro arcatelle a fornice cieco, che forse anticamente erano aperte.
Molti edifici intorno alla cattedrale vennero demoliti insieme a una parte del chiostro già nel corso del XIV sec., durante l’edificazione del castello del Conte Verde. Attualmente è visibile solo una parte del “chiostro della canonica”, oggi detto “orto dei canonici”, sul lato posteriore della cattedrale, parte a vista, parte inglobato nel muro di cinta con capitelli dei sec. XI e XII.
Il sarcofago romano del I sec. d.C. di Atecio Valerio, che si trovava nella cripta e custodiva le spoglie di san Besso, nel XIX secolo venne trasportato sotto il portico della facciata e, recentemente, fu riportato nella cripta.

Un frammento di MOSAICO, opera lombardo-piemontese del secolo XII, oggi murato sotto il porticato del vicino seminario, fu rinvenuto nella zona del coro in occasione della ricostruzione dell’attuale altare maggiore. Il frammento, lungo 3,32 m ed alto 1,34 m, è costituito da tessere policrome; nella parte di mosaico ancora visibile sono rappresentate quattro “arti liberali”: filosofia, dialettica, geometria ed aritmetica.

Informazioni:
Tel. 0125 40109

Links:
http://www.serramorena.it/intorno-ad-ivrea/cattedrale-di-santa-maria-assunta-ivrea/

http://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Ivrea

Bibliografia:
MINARDI M., TRONCHETTO E., Il Canavese ieri ed oggi, Torino, 1960
MESTURINO V., Sancta Maria de Yporegia: appunti architettonici sulla cattedrale di Ivrea, F.lli Enrico librai editori, Ivrea TO, 1967
CAVALLARI MURAT A., Tra Serra di Ivrea, Orco e Po, Torino, 1976
DE BERNARDI FERRERO D., La cattedrale di Ivrea, in “Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura”, Torino, 1983-87
ROMANO G. (a cura di), Piemonte romanico, Banca CRT, Torino, 1994

Fonti:
Fotografie tratte da Wikipedia.

Data compilazione scheda:
09/10/2005 – aggiornamento giugno 2014

Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese

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