Cherasco (CN) : Chiesa di San Pietro
Storia del sito:
La storia di Cherasco ha inizio nell’autunno del 1243 quando il marchese Manfredi Lancia, vicario imperiale, e Sarlo di Drua, podestà di Alba, ordinano la costruzione della città sul terrazzo alluvionale, alla confluenza fra la Stura ed il Tanaro, Nata a poca distanza dall’insediamento di un borgo romano, forse di origine ligure, chiamato Clarascum, Cherasco resta un modello esemplare di borgo medievale fortificato con la maglia regolare di strade ortogonali chiusa da una cortina muraria interrotta da quattro porte, alle estremità delle due strade principali. Rivelatasi presto un’importante piazzaforte militare, si staccò dalla dipendenza di Alba (sul frontone della porta di S. Martino campeggiava la scritta “Clarasci portae sunt Albae viribus ortae”); nel 1259 i cittadini cheraschesi si diedero a Carlo d’Angiò acquisendo una propria personalità giuridica e indipendenza dal comune di Alba. Nel 1277 entrò a far parte della Lega antiangioina insieme con Alba, Asti e Chieri ribadendo ancora la sua condizione di comune libero ed indipendente. Tale indipendenza ebbe termine già nel 1303 quando la città passò ancora una volta agli Angioini, che la tennero fino al 1347. Sconfitti da Amedeo VI di Savoia, la città passò al vincitore. Nel 1348 Luchino Visconti, duca di Milano, impadronitosi di Asti ed Alba, assediò Cherasco e la occupò. Per migliorare le già munite strutture difensive vi fece costruire il castello. Nel 1388 la città fu costituita in dote per Valentina, figlia di Gian Galeazzo Visconti, che andava in sposa nel 1387 a Luigi d’Orleans, fratello del re di Francia Carlo VII. Con il trattato di Cambrai del 1529 che poneva termine alle lotte tra Francesco I e Carlo V, Cherasco ritornò ai Savoia, ma la pace fu di breve durata. Contesa tra Francesi e Spagnoli subì assedi ed occupazioni, finché, con il trattato di Cateau-Cambresis del 1559, tornò definitivamente ai Savoia, che per tre secoli ne fecero la loro capitale diplomatica e la abbellirono di chiese e palazzi e di una nuova cinta di mura (Ascanio Vitozzi). Essendo immune dalla terribile pestilenza del 1630 l’anno successivo vi si radunarono a congresso i plenipotenziari di Austria, Francia, Spagna, Monferrato, e di Mantova con l’intervento del cardinale Mazzarino e di Vittorio Amedeo I e vi fu conclusa dopo cinque mesi la pace, detta appunto di Cherasco, che poneva termine alla guerra per la successione di Mantova e del Monferrato e con la quale il duca di Savoia, ottenne alcune terre del Monferrato. Assediata e occupata dal generale Massena, il 28 aprile 1796, nel palazzo Salmatoris, fu firmato l’armistizio fra la Francia e lo sconfitto Vittorio Amedeo III che dovette cedere Nizza, la Savoia e varie piazzeforti piemontesi, impegnandosi a rompere l’alleanza con l’Austria. Occupata Cherasco Napoleone fece demolire la metà esterna del castello e tutti i bastioni che la circondavano, sostituendoli con i viali che racchiudono il centro storico.
Descrizione del sito:
È la chiesa primaziale della città, costruita nello stesso periodo della fondazione della villanova (1243), da coloro che ivi si inurbavano dopo la distruzione del castello di Manzano (vallata del Tanaro) e delle strutture anche religiose che lo circondavano. A Manzano fu demolita la vecchia chiesa di San Pietro e i materiali più antichi e preziosi furono trasferiti sulla nuova facciata. Così la chiesa databile al secolo XIII come fondazione presenta inserti più antichi, come i marmi risalenti a necropoli o a fabbricati di età romana provenienti da Pollenzo o da ritrovamenti Cheraschesi o come una parte delle sculture lapidee databili al IX-X secolo. La facciata fu più volte rimaneggiata nei secoli sulla base delle esigenze del culto. Così fu chiuso il grande arcone centrale per addossare in controfacciata l’organo, e per esigenze di illuminazione e di afflusso/deflusso furono aperti i due portali laterali con le soprastanti finestre. Nel ‘700 furono sfondati i muri perimetrali, sulla via della Pace da una parte e sul giardino-cimitero dall’altra per ricavare una serie di cappelle laterali. Notevoli sulla facciata sono le iscrizioni romane.
In alto nelle piccole nicchie fa bella mostra di sé una sorta di gallerie di testine rappresentanti divinità o personaggi romani di vario gusto, spesso con chiare influenze orientaleggianti. A dare sobria decorazione alla facciata compaiono scodelle monocrome di cotto dipinto a ramina e invetriate sul tipo di quelle di S. Antonio di Ranverso, seppur meno vivaci nei colori. Si notino anche le sculture lapidee altomedievali del portale e delle fasce decorative o ancora i resti delle arenarie rappresentanti animali o simboli ricorrenti nella scultura romanica.
Negli archetti della galleria chiusa nel ‘700 furono affrescati alcuni stemmi di abati-prevosti della chiesa: ancora si intravedono pur in una generale consunzione. Di molto maggior rilievo è invece lo stemma dei Lunelli, di fianco al portale centrale. L’interno è completamente rifatto e tuttavia conserva un prezioso affresco nel campanile (datato 1488) rappresentante una crocifissione e le quattro grandi tele del coro e del presbiterio (opera di Giovanni Taricco, nipote del più celebre Sebastiano e di Giuseppe Ellena, entrambi cheraschesi).
Di età romana, nella facciata sono gli archetti delle logge; le testine marmoree; la fascia con iscrizioni tra cui l’epigrafe da Pollenzo di Gaiellus nauta, un traghettatore del Tanaro secondo la tradizione locale rappresentato con la sua barca (alla base della lesena a destra di chi guarda la facciata) e quella sull’altro lato in cui è individuabile una tabula lusoria, una sorta di scacchiera per un gioco simile al popolare “tela”. Più significativo il frontale del sarcofago di Acutia Sabina, posto sul portale centrale, nella cui figurazione i cheraschesi hanno sempre individuato due angeli (mentre si tratta di due putti che reggono l’iscrizione).
Dal 2004 si può visitare il “giardino dei semplici” realizzato sull’esempio di quelli che durante il Medioevo accompagnavano le comunità monastiche. Circondato da un muro costruito con ciottoli di fiume mescolati a mattoni, il giardino è costituito da quattro aiuole disposte intorno a un percorso a croce. Percorrendo i vialetti lastricati il visitatore ha modo di osservare le diverse tipologie di giardino: da quello tipicamente medievale con l’orto dei semplici, il roseto, il prato fiorito e le piante aromatiche a quello più didattico in cui vengono illustrate le tecniche di coltivazione del passato. Quattro alberi, un melo, un melograno, un nespolo e un agrifoglio, simboleggiano le quattro stagioni e il passare del tempo. Il giardino è inserito fra i “Giardini storici di interesse botanico” riconosciuti dalla Regione Piemonte.
Informazioni:
Via San Pietro. Tel. 0172 489081
Links:
http://cittaecattedrali.it/it/bces/279-chiesa-di-san-pietro
http://it.wikipedia.org/wiki/Cherasco
http://www.ilparcopiubello.it/index.php/park/dettaglio/739
Bibliografia:
Città di Cherasco – Pro Cherasco Scheda 17
MICHELETTO E.; MORO L., San Pietro a Cherasco: studio e restauro della facciata, CELID, Torino 2004
Fonti:
Fotografia in alto da Wikipedia. In basso archivio GAT.
Data compilazione scheda:
11 marzo 2002 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese