Balme (TO) : Cappella della Sindone o della Vergine o del Cristo Pantocratore
Storia del sito:
Si tratta di un piccolo edificio sacro, ricavato nella parte inferiore di una delle più antiche costruzioni di Balme, coevo perciò alla fondazione del primo villaggio. Sulla strada si apre un grande arco di ingresso coperto da un solaio in legno, ad esso segue un secondo ambiente, coperto anch’esso da solaio in legno, dal quale si accede alla cappella che ha pianta rettangolare con asse perpendicolare alla strada, ed è coperta da volta a botte. L’edificio è costruito con pietre di spacco di piccole dimensioni. Sulla volta, rivolto a nord, quindi all’opposto dell’attuale ingresso, vi è l’affresco che raffigura il Cristo nella mandorla; perciò si ritiene, anche in base ai dati ricavati da recenti restauri, che in origine la cappella fosse un vano aperto con l’entrata sul lato di fronte.
In epoca successiva, sopra la cappella, venne costruita una casa a più piani e, col tempo, l’edificio sacro perse la sua funzione e venne adibito a stalla con sopra spazi abitativi e magazzini, tanto che, nel Catasto Rabbini del 1866, viene indicato come “casone”, ambiente destinato alla produzione dei latticini; fino al 1970 i locali ebbero destinazione di legnaia e officina. Purtroppo manca la documentazione sulla fondazione e dedicazione della cappella e poi sul suo abbandono.
Quando la Sindone fu portata da Chambéry a Torino nel 1535, passò probabilmente per la valle in cui è situata Balme, e lì venne ricoverata, dato che era l’unica chiesa del luogo; per questo l’edificio è anche localmente noto come “cappella della Sindone”. La dedicazione alla Vergine è dovuta all’affresco sulla parete di fondo.
Una divisione di beni del 1643 parla di una “casa nova e camera sopra la capella”, quindi già si era verificato l’abbandono e la sconsacrazione dell’edificio di culto, accaduto forse nel 1617 quando, dopo che nel 1612 la parrocchia di Balme era stata separata da quella di Ala, era stata consacrata la nuova parrocchia dedicata alla SS. Trinità, edificata in un luogo riparato dalle valanghe anche se lontano dal centro.
Si sa che nella seconda metà del Seicento a Balme si insediò la ricca famiglia dei Castagneri, che costruì nuove cappelle come quella della Natività di Maria, che forse prese la titolazione dalla vecchia cappella sconsacrata. Una possibile conferma che l’edificio fosse stato acquisito e ristrutturato dai Castagneri, che esercitavano la metallurgia, è il fatto che nelle travi che sorreggono il tetto dell’edifico della cappella erano state impiegate, invece dei consueti e più economici pioli di legno, delle caviglie di ferro appositamente forgiate.
Quando la mulattiera per il Pian della Mussa, nel 1909, fu fatta passare al limite inferiore dell’abitato del borgo, l’edificio della cappella venne ampliato, con l’accesso a sud e la costruzione di un portico delimitato da murature laterali e da un arco in facciata. Il nuovo muro nascose sotto la malta parte dell’affresco di san Giorgio che uccide il drago, recentemente ritrovato, che forse è il medesimo che, come narra una leggenda locale, un cacciatore del XVII secolo fece dipingere sulla porta della chiesa di Balme in ringraziamento per essere scampato al diavolo in forma di camoscio.
Anche se la cappella è situata appena dopo i limiti del periodo oggetto dell’archeologia, tuttavia le caratteristiche architettoniche e soprattutto iconografiche sono tipicamente medievali.
Descrizione del sito:
Il locale della cappella presenta la raffigurazione del Cristo Pantocratore nella mandorla con la mano destra benedicente, mentre la sinistra è scomparsa. Intorno alla mandorla vi sono le figure dei simboli dei quattro evangelisti: il leone di san Marco, a destra l’aquila di san Giovanni, in basso a sinistra un angelo, mentre a destra è quasi illeggibile il bue alato di san Luca. Dei cartigli con versetti del vangelo è rimasta solo qualche lettera in quello di san Matteo. Probabilmente qui si ha una delle ultime raffigurazioni di questa antichissima iconografia, che è inoltre dipinta sulla volta, in posizione anomala rispetto alla consueta nel catino absidale.
La parte inferiore della volta, a sinistra, conserva le figure dei quattro santi: Giovanni Battista, Pietro, Sebastiano e Antonio abate. La raffigurazione è in una cornice a intrecci identica a quella della parete di fondo, sulla quale è stata recentemente ritrovata una lunetta con affreschi lacunosi: vi è la Vergine ed un’altra figura, forse sant’Anna, suggerendo la possibile iconografia di sant’Anna metterza; sulla sinistra un santo con la dalmatica e frammenti di un angelo. Nelle lacune si nota un precedente affresco di cui si è ben conservata la parte inferiore di una figura.
Sulla parete sinistra dell’ambiente che precede la cappella, sono dipinti san Giorgio a cavallo che sconfigge il drago e san Michele; sull’arco che divideva i due ambienti, i restauri hanno rivelato la figura di un Profeta.
Gli affreschi della cappella appartengono ad una medesima campagna pittorica e sono databili intorno al 1520, stilisticamente simili all’affresco del miracolo di sant’Eligio nella parrocchiale di Salbertrand, che risale agli inizi del XVI secolo; invece le figure nel locale antistante la cappella hanno una datazione alla seconda metà del XVI secolo.
Dell’avanzato Seicento sono le tracce del Battesimo di Cristo, sulla parete destra, dipinto con tecnica a secco e di modesta qualità.
Informazioni:
Sulla strada principale di Balme, Via Capoluogo, di fronte alla casaforte detta Rucias*. Comune tel. 0123 82902
Link:
http://www.comune.balme.to.it/ComSchedaTem.asp?Id=31385
Bibliografia:
BERTOLOTTO C.; FRULLI M.; INAUDI G.; SCALVA G., Presenze pittoriche rinascimentali nelle valli di Lanzo. La cappella della Vergine o del Cristo pantocratore a Balme, Società storica delle Valli di Lanzo, Lanzo Tor. TO, 2007, p. 48, 18 ill.
Note:
*Il Ruciass (Routhass) è un’abitazione fortificata costruita nel 1591, di tipologia collocabile tra la casaforte e il castello rupestre, con caratteristiche comuni ai ricetti e ad altre costruzioni medioevali, che domina la valle dall’alto di una rupe, proprio al centro del paese. L’enorme struttura difensiva, riconoscibile dall’unico stretto ingresso e dalle piccolissime aperture, ha una struttura complessa con scaloni di pietra, corridoi, locali ad uso abitazione e stalla, passaggi sotterranei, cantine scavate nella roccia. Il lato verso il fiume è inaccessibile dal basso e si apre in logge coperte, a picco sulla profonda gola del torrente sottostante. Il piano superiore ospitava un gigantesco granaio ed è sormontato da un enorme tetto retto da grosse travi e coperto da lose in pietra. In passato, prima delle demolizioni di inizio Novecento, necessarie alla costruzione della strada provinciale, la casaforte permetteva di raggiungere forno, lavatoio, fontana, cappella, senza mai uscire all’aperto. Su alcune pareti sono custoditi degli affreschi che potrebbero ricordare la sosta della Santa Sindone durante il suo trasporto da Chambéry. Le pitture sono state restaurate di recente, soprattutto la Deposizione, in cui il Sacro Lino è raffigurato con particolare realismo. Un altro affresco, raffigurante la Santa Sindone sostenuta da due angeli, si trovava sulla facciata della Cappella della Natività di Maria, distrutta nel 1909 per la costruzione della strada. Anche a Bessans, sul versante savoiardo, sono conservati degli affreschi sindonici all’interno della chiesa parrocchiale.
Fonti:
Foto in alto dal sito del Comune; in basso dal testo citato.
Data compilazione scheda:
30/12/2008 – aggiorn. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A. Torinese