Valle di Susa
Avigliana (TO) : Edifici medievali
Storia e descrizione dei siti:
Lungo Via XX Settembre sono visibili edifici con resti di decorazioni medievali in cotto, fra i quali al n° 37 la CASA DEI SAVOIA (secolo XV), ove ebbe i suoi natali il Conte Rosso (Amedeo VII; 1360- 91).
Di fronte si può vedere la CASA DEL BEATO UMBERTO III costruita nel 1374. In seguito ad un lascito, la Casa divenne sede dell’Ospedale in cui si ospitavano i pellegrini che passavano per la Via Francigena. Modificata spesso nel corso degli anni, la costruzione originaria era edificata in stile gotico.
CASA SENORE è una costruzione trecentesca, conosciuta anche come Casa del Vescovo, deve il suo nome all’ultimo proprietario. Riedificata nel 1910, della costruzione originaria rimangono solamente la facciata e il portico, arricchito da archi a sesto acuto con cornici in cotto e capitelli in pietra decorati. Caratteristiche le pareti a spina di pesce. Molto eleganti le bifore.
CASA DI PORTA FERRATA, nel Borgo Nuovo, in via della porta Ferrata, di fronte al n° 24, l’edificio risale al secolo XIV ed è uno degli esempi più significativi di decorazione medioevale. Presenta a pian tereno due arcate gotiche. Le mensoline, le cornici, le figure fantastiche e grottesche, i capitelli, le merlature e le bifore gotiche sono molto raffinati.
“PORTA FERRONIA” risale al XIII secolo e apparteneva ad un edificio di due piani con un portico, passando sotto il quale si accede ad un ampio cortile. Le arcate a sesto acuto con cornici in cotto sono rette da pilastri tondi decorati da capitelli scolpiti con figure.
FORTIFICAZIONI MURARIE. In diversi punti del centro storico sono visibili alcuni resti delle mura costruite tra il XII ed il XV secolo che danno un’idea della complessità del sistema difensivo cittadino che si legava a quello del Castello e di accesso alla città. Rimangono le quattro porte di accesso al Borgo (quelle di via Oscar Borgese, via San Pietro, via XX Settembre e via Garibaldi) e alcune torri, come quella vicino a Porta Ferrata, di forma semicircolare e abbellita con decorazioni in cotto.
Informazioni:
Link:
http://www.comune.avigliana.to.it
Fonti:
Fotografia in alto d’archivio; foto in basso di Casa Senore da http://www.piemontemese.it/cerca_articolo.asp?articolo=376&txt=&offset=720; foto di Porta Ferronia da http://www.peveradasnc.it/mtb/percorsi/avigliana.htm
Data compilazione scheda:
15/10/2012 – aggiorn. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Avigliana (TO) : Chiesa di San Pietro
Storia del sito:
Le più antiche testimonianze della chiesa, allora priorato dipendente dal vescovo di Torino, sono riconoscibili all’esterno nelle strutture relative alle due absidi sopravvissute, e nei rari indizi pittorici all’interno ricollegabili con la tradizione figurativa romanica, testimoniata alla Novalesa sul finire dell’XI secolo. Dall’inizio del XIII secolo in seguito alla sua cessione alla prevostura del Moncenisio, San Pietro ne diviene ben presto una delle dipendenze più importanti, grazie ad una intensa politica di acquisizioni patrimoniali locali. Nel corso del XIV e del XV secolo è oggetto di profonde riplasmazioni. Per effetto del processo di attrazione sociale ed urbanistica, stimolato dal progressivo rafforzamento del potere sabaudo intorno al castello ed al Borgo Nuovo, mentre la chiesa di San Giovanni, grazie al determinante sostegno della stessa prevostura del Moncenisio, viene emergendo dalla metà del XIV secolo in funzione di centro di aggregazione spirituale-devozionale, il complesso di San Pietro per la sua dislocazione eccentrica va sempre più assumendo il ruolo di chiesa cimiteriale.
Descrizione del sito:
La sua facciata conserva ancora le caratteristiche prettamente romaniche della sua origine, cui però si sono venute ad aggiungere, nel corso dei secoli XIV e XV, le decorazioni in stile gotico, come i pinnacoli e la fascia di archetti in cotto, le cappelle aderenti al lato nord ed a quello sud-ovest, varie fasi di innalzamento del campanile e interventi di ampliamento operati sul fianco meridionale.
Al suo interno sono presenti AFFRESCHI di età compresa tra l’XI e il XV secolo, di volta in volta riconducibili a maestranze di tradizione francese, lombarda e del Piemonte occidentale. Tra questi di particolare interesse è il dipinto cinquecentesco rappresentante il Castello, unica testimonianza di come fosse anticamente il maniero dei Savoia.
Informazioni:
La chiesa sorge su un’altura isolata rispetto al centro storico della città. Tel. 011 9328300
Links:
http://www.cittaecattedrali.it/it/bces/28
http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/avigliana/chiesa-di-san-pietro
Fonti:
Il testo fu tratto nel 2004 da pannello all’esterno del monumento.
Fotografia in alto da wikipedia; foto in basso GAT.
Data compilazione scheda:
20/11/2004 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – G. A. Torinese
Avigliana (TO): Chiese di San Giovanni e di Santa Maria Maggiore
Storia e descrizione dei siti:
CHIESA DI SAN GIOVANNI La chiesa, intitolata ai Santi Giovanni e Pietro, costruita nel 1284-1320, dalla precedente destinazione a luogo di culto marginale, si trasformò in sede istituzionale del priorato e, dal Trecento, divenne anche sede del titolare della prevostura. Probabilmente già l’edificio originale possedeva l’abside piatta che ancora si osserva.
Un documento del 3 novembre 1447 riguarda la costruzione dell’attuale atrio (intorno a quell’anno si provvide al prolungamento di due campate del vano della navata), il che comportò il rifacimento, più avanzato verso ovest, dell’antica facciata. Ciò pone un termine per la datazione della facciata nuova, del ciclo dei capitelli esterni ed interni e degli AFFRESCHI dell’atrio in cui si riconoscono precoci (circa 1447 – 52) testimonianze della bottega di Bartolomeo Serra.
L’edificio si presenta preceduto da un atrio a pianta trapezoidale diviso in due campate con volte a crociera ed archi ogivali che immette nell’unica navata rimasta dopo le trasformazioni dell’edificio realizzate in età barocca, epoca alla quale risale la decorazione a stucco. Con il restauro della facciata, avvenuto nel 1895, fu ricostruito il portale (sormontato da lunetta con affresco ed abbellito con le statue di San Giovanni e San Pietro). Il campanile utilizza come base la “Torre dei Testa” (a base rettangolare) munita di bifore e trifore ed è ornato da bacini ceramici (39 in origine, cfr. testo indicato nella bibliografia).
La chiesa conserva all’interno diverse tavole di Defendente Ferrari: Trittico della Natività; Trittico dei santi Crispino e Crispiniano; i santi Lorenzo e Giovanni Battista che presenta un donatore e Storie di Gioachino e Anna (predella) (bottega); san Girolamo con i santi Giovanni Battista e Bernardo; sant’Orsola davanti al papa; i santi Lucia e Nicola; i santi Sebastiano e Rocco; san Cristoforo; Le Tentazioni di sant’Antonio (bottega).
CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE. La storia di Santa Maria è documentata dall’inizio del XII secolo, quando è citata come dipendenza della Prevostura di San Lorenzo di Oulx. Sede di una importante pieve, protetta dall’alto dal Castello prima del Vescovo di Torino e poi sabaudo. Il passaggio nel XIV secolo da pieve a parrocchia coincise con la sempre maggiore autonomia della chiesa dalla Prevostura di Oulx, ma contemporaneamente l’emergere del Borgo Nuovo come centro commerciale dell’abitato portò ad un declassamento della chiesa a favore della nuova parrocchiale di San Giovanni, testimoniato dai resoconti delle varie visite pastorali del XVI secolo, che parlano di un degrado dell’edificio e degli arredi. Nel XV secolo l’impianto della chiesa Santa Maria, a tre navate, si estendeva dall’area absidale fino alle prime tre campate dell’attuale edificio; testimonianze di questo periodo sono oggi visibili nella parte bassa del campanile e zona adiacente (fine XII inizio XIII secolo), nel corpo absidale (fine secolo XV), nella seconda cappella a sinistra con volta a crociera (XV secolo) e nel proseguimento della TORRE CAMPANARIA (XIV secolo), con cuspide ottagonale e pinnacoli, la cui decorazione trecentesca a bacini inseriti nella muratura è analoga a quella del campanile di San Giovanni.
Gli altari laterali della chiesa, pertinenti a facoltose famiglie locali o confraternite, erano impreziosite dalle opere pittoriche di Defendente Ferrari, conservate nella chiesa fino al secolo scorso e poi vendute ad alcuni musei torinesi o rubate. Il radicale rinnovamento della chiesa avvenne a partire dalla fine del XVI – seconda metà del XVII secolo, quando con la chiusura delle navate laterali in cappelle, la realizzazione della sacrestia a lato dell’abside e la ricostruzione della facciata l’edificio assunse l’aspetto attuale, anche se l’arredo interno e le decorazioni sono il risultato della sistemazione ottocentesca. La chiesa di S. Maria, è oggi sede espositiva di una raccolta di opere scultoree contemporanee.
La facciata barocca, più ampia a sinistra, presenta ai lati del portale due edicole ed è cadenzata da due ordini di lesene. L’interno, a navata unica con volta a botte. Sul lato sinistro si trovano quattro cappelle di cui una dedicata al Beato Umberto III di Savoia (XII secolo), il cui culto fu rilanciato da Carlo Alberto per intenti di prestigio politico. Il pulpito ligneo è settecentesco ed era nella scomparsa chiesa aviglianese di Sant’Agostino. Le tele con l’Annunciazione e la Presentazione di Gesù al Tempio sono del Seicento.
Informazioni:
Chiesa di San Giovanni; info Parrocchia. tel. 011 9328300
Chiesa di Santa Maria in Via S. Maria, ai piedi del Castello lungo l’antica strada di Francia, info Parrocchia tel. 011 9328800
Links:
http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Avigliana/Chiesa_dei_Santi_Giovanni_e_Pietro
http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/avigliana/chiesa-di-san-giovanni
http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/avigliana/chiesa-di-s-maria-maggiore-borgo-vecchio
Bibliografia:
NESTA P., La chiesa di San Giovanni di Avigliana, Edizioni del Graffio, Borgone di Susa (TO), 2011
NESTA P., La chiesa di S. Maria Maggiore,s.n., Avigliana 1990
Fonti:
Fotografia in alto da http://www.piemonteitalia.eu.
Fotografia in basso dal sito www.vallesusa-tesori.it
Data compilazione scheda:
15/10/2012 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Avigliana (TO) : Chiesa di San Bartolomeo
Storia del sito:
La località San Bartolomeo è stata sede di un antico nucleo monastico benedettino che dipendeva dall’abbazia della Chiusa (Sacra di San Michele).
Il complesso pare risalire alla fine del sec. XII, epoca in cui se ne hanno le prime notizie, e presenta ancora tracce di epoca romanica cui risale il campanile e il primitivo ingresso a nord, ora tamponato. Su di esso si sono inseriti successivamente elementi tipicamente gotici dovuti ai rimaneggiamenti intervenuti nel Duecento e Trecento, come la trasformazione del catino absidale in forme ogivali e tamponamento delle monofore.
Nella seconda metà del XV secolo venne intonacata internamente e affrescata a opera di artisti influenzati dal gotico internazionale, si ipotizza la scuola dei Serra o Amedeo Albini.
Tra il XVI e il XVII secolo il complesso fu di proprietà del Seminario di Giaveno e assunse un uso agricolo, mentre la chiesa andava in rovina. Tra XVIII e XIX secolo fu venduto a privati, perse la funzione religiosa e fu trasformato in fienile. Cadde la parte alta del campanile e l’edificio fu soppalcato. Nel XX secolo vennero compiuti i primi interventi di consolidamento e di parziale pulitura degli affreschi.
Recentemente è divenuta di proprietà comunale. Il restauro architettonico e degli affreschi è terminato a settembre 2015.
Descrizione del sito:
L’intera costruzione è estremamente semplice nelle sue linee essenziali e nei materiali costituiti essenzialmente da pietra locale e cotto. Per approfondimenti su struttura e affreschi si rimanda alla tesi di laurea sui restauri, vedi sotto link internet, e al testo pdf San Bartolomeo. Vedi anche:
AA.VV. Giornata di studi sui pittori Serra – Atti del Convegno a S. Maurizio Canavese, 7 luglio 2018, Associaz. Amici di San Maurizio e Comune, San Maurizio Canavese 2019, pp. 80-88, da cui l’ultima fotografia in basso.
Informazioni:
In località San Bartolomeo, posta a sud del Lago Piccolo, al quale dette anche il nome: lacus sancti Bartolomei. Rivolgersi all’Ufficio Turistico di Avigliana 0119311873.
Links:
http://www.adamantionet.com/images/ebooks/Tesi_Anna_Tonelli.pdf
Fonti:
Fotografia in alto da http://www.volipindarici.it/viaggi/vivicitta/it_pie/avigliana/index21.htm e in basso da http://www.mga4studio.com/index.php?page=pr&id=52 e da locandina del Comune
Data compilazione scheda:
15/10/2012 – aggiorn. luglio 2014 e maggio 2021
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G.A.Torinese
Avigliana (TO): Castello
Storia del sito:
Costruito probabilmente nel X secolo per volontà dei marchesi Arduinici di Torino (in particolare ad Arduino il Glabro si fa risalire il primo nucleo del castrum Avilianae, il castello sorge sulla cima del monte Pezzulano, che domina l’intero paese di Avigliana e i suoi laghi. Ampliato e fortificato ulteriormente da Adelaide di Susa, il maniero fu sede di una corte regia e come tale venne utilizzato dai Savoia a partire dal 1137.
Nel 1173 il Barbarossa distrusse il castello e la città e ancora distruzione portò suo figlio Enrico VI sul finire del secolo. Tommaso I di Savoia riedificò entrambi a partire dal 1189 e il castello divenne da allora sede di un importante castellania sabauda.
Fu residenza privilegiata dei Savoia, tanto che vi nacquero Amedeo III, che ne ha incrementate le funzioni militari curandone l’ulteriore fortificazione, e Amedeo VII, il Conte Rosso.
La sua primitiva destinazione difensiva venne integrata successivamente da funzioni prettamente amministrative e residenziali, che nel Trecento appaiono in tutta evidenza nei documenti, che riferiscono di una magna sala, dell’aula castri, della camera domini comitis, della gardaroba retro cameram, della capella e della turris falsa versus foloniam. L’affresco della chiesa di San Pietro rappresenta il castello verso la fine del XV secolo, con all’interno un edificio residenziale con bifore, aspetto confermato dall’immagine del Theatrum Sabaudiae, dove appare una costruzione quadrata con due torri, una quadrata e una rotonda, il tutto merlato e difeso da fortificazioni.
Conquistato dai francesi nel 1536 e poi di nuovo nel 1630, il Castello è stato distrutto definitivamente nel 1691 dalle truppe del maresciallo Catinat che combattevano contro l’esercito di Vittorio Amedeo II di Savoia.
Vedi anche allegato Castello_Avigliana
Descrizione del sito:
A testimoniare la sua antica importanza rimangono oggi solo le mura esterne.
Informazioni:
Sulla cina del monte Pezzulano. Ufficio I.A.T. Avigliana , tel. 011 9366037
Links:
http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Avigliana
http://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/avigliana/il-castello
Fonti:
Testo tratto da pannello all’esterno del monumento.
Fotografia in alto dal sito www.vallesusa-tesori.it, in basso dall’allegato.
Data compilazione scheda:
14/11/2004 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Mauro Marnetto – G. A. Torinese
Alpignano (TO) : Torre campanaria ed epigrafe romana
Storia del sito:
Il territorio di Alpignano era abitato in età preromana da popolazioni celto-liguri; dopo che nel 44 a.C. Torino divenne colonia, fu iscritta nella tribù Stellatina e furono assegnate delle terre a legionari provenienti da Faleri e Civita Castellana. Della Alpinianum romana, il cui nome potrebbe derivare da “Alpinius”, restano poche tracce dovute a scavi fortuiti del 1832 in regione San Marcello, dove vennero portate alla luce tombe con resti umani e suppellettili (lacrimatoi, piatti, lucerne) ed alcune epigrafi, citate dal Mommsen nel “Corpus inscriptionum latinarum” ai numeri 7081, 7091 e 7023. Quest’ultima, databile alla metà del I secolo d.C., è la più nota ed è conservata dal 1995 nella Biblioteca comunale; le altre due epigrafi, in pietra, sono conservate presso privati.
In altri scavi del 1891, per la costruzione della nuova strada per Pianezza, si rinvenne una piccola necropoli del I secolo d.C., composta da 15 sepolture con varie suppellettili. I ritrovamenti costituirono una piccola collezione presso la sede municipale, che però in parte andò dispersa nel 1932; il restante fu trasferito dopo il 1960 al museo di San Massimo di Collegno. Negli scavi della villa romana di Caselette (vedi scheda) e in altri siti sono stati trovati embrici con il bollo “ALP” a riprova dell’esistenza di attive fornaci in Alpignano.
La TORRE CAMPANARIA risale al XIV secolo ed era in origine una torre di avvistamento oppure la torre angolare dell’antico castello, citato nel “consignamento” dei beni agli Acaia nel 1356, divenuta poi torre civica. La torre fu in parte ricostruita e soprelevata nel 1728; assunse il significato di torre campanaria solo nel 1807, quando l’adiacente chiesa divenne la parrocchiale; successivamente vi fu installato un orologio.
Descrizione del sito e del reperto:
L’EPIGRAFE in marmo, misura cm 60 x 65 , citata dal Mommsen al n. 7023, recita “V F CORNELIA VENUSTA CLAVARIA SIBI ET P AEBUTIO M F STEL CLAVARIO AUG VIR ET CRESCENTI LIBERTAE ET MURONI DELICATA” (In vita Cornelia Venusta, liberta di Lucio, Clavaria, per sé e per Publio Ebuzio, figlio di Marco, della tribù Stellatina, Clavario e Augustale, per la liberta Crescente e per la delicata Mirone). La scritta ha consentito interessanti analisi sulla popolazione per quanto riguarda sia le classi sociali e la professione (l’indicazione di liberta e il termine clavarius, che fabbricava chiodi?), sia per la composizione etnica (romani, la tribù Stellatina).
La TORRE, forte e robusta, presenta quattro piani decorati con semplici cornici marcapiano. Vi sono una monofora per lato al secondo piano e due monofore per lato all’ultimo piano
Informazioni:
L’epigrafe è collocata nella Biblioteca Comunale in Via Matteotti 2; tel. 011 9671561; la Torre è a lato della Chiesa parrocchiale di S. Martino, in via della Parrocchia.
Link:
http://www.comune.alpignano.to.it
Fonti:
Le notizie e la foto in alto sono tratte dal sito del Comune. In basso foto GAT.
Data compilazione scheda:
08/05/2006 – aggiornam. marzo 2014 e dicembre 2024
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
Almese (TO) : Villa romana
Descrizione del sito e dei ritrovamenti:
Nel giugno 1980 iniziarono i lavori di indagine in un’area segnalata già dal 1977 per il ritrovamento in superficie di abbondante materiale di I-II secolo d.C. (laterizi, tessere di mosaico bianco-nero, frammenti di terra sigillata sud gallica, di ceramica comune e di anfore), frutto di scavi eseguiti negli anni precedenti con mezzi meccanici dai proprietari del terreno. Si sono così individuati resti di una villa di cui si conservano, per un’altezza superiore ai 2 metri, strutture murarie realizzate in ciottoli e pietre spezzate, legate da buona malta e con intonaci dipinti ancora in situ. Gli scavi sono stati condotti dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte (sotto la direzione della dott. L. Brecciaroli Taborelli) in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Antropologiche, Archeologiche e Storico Territoriali dell’Università di Torino (direzione scientifica della Prof. G. Cantino Wataghin).
La villa sorge a mezza costa, in una posizione climaticamente favorevole e di notevole interesse panoramico. Il terreno, in declivio da NE a SW, è sistemato a terrazze digradanti, sostenute a valle da un muraglione: sulla terrazza più alta si trova il corpo principale della villa con i vani residenziali. Probabilmente di fronte al portico, lungo 30 metri, una spianata aveva la funzione di giardino. La villa è costituita da un basamento di m. 22 x 30 almeno, contenuto da muri di notevole spessore e formato in parte di terreno naturale, in parte di terreno di riporto, con un progressivo adeguarsi delle quote dei suoli al pendio naturale. Su questo basamento si disponevano gli ambienti, la cui articolazione è solo in parte ricostruibile dalle tracce dei muri di fondazione e dai materiali architettonici precipitati a valle nel crollo che ha distrutto la villa (elementi laterizi e blocchi in pietra che formavano il colonnato del primo piano: le colonne erano realizzate in laterizio, mentre basi e capitelli erano in pietra).
Lo scavo ha riguardato principalmente strati di macerie depositatisi nei vani della basis villae, prodotti dal disfacimento delle strutture del piano superiore. Si tratta di strati di spessore fino a 2 m, ricchi di frammenti di intonaci dipinti, pavimenti in signino, frammenti di mosaici a motivi geometrici bianchi e neri, ceramica databile fra il I e il III secolo d.C. Una piccola scala che termina in corrispondenza di una soglia raccordava il piano superiore con il livello inferiore, segnando anche, probabilmente, un accesso dall’esterno. Di alcuni muri divisori, non sollecitati dal punto di vista statico, si è ricostruita la consistenza originaria: argilla cruda su armatura lignea e fondazione in pietra.
Tutte le strutture erano intonacate: nel piano inferiore con intonaci grezzi, mentre al piano superiore con intonaci dipinti. Questa distinzione suggerisce una destinazione residenziale degli ambienti del primo piano, mentre la basis villae, di livello più modesto, sembra aver avuto un uso utilitario o abitativo. I pavimenti erano variamente realizzati da mosaici, cocciopesto a scaglie di pietra bianche e colorate, semplice malta su vespaio. Le coperture non sembrano essere state in muratura: al limite inferiore degli strati di crollo si trova infatti un consistente strato di bruciato in cui si riesce ad individuare l’incrocio di travi lignee. Rimangono in situ alcune soglie in pietra delle porte di comunicazione interne agli ambienti.
Fra i materiali laterizi rinvenuti, di particolare interesse sono gli elementi di condutture e di tubuli. La presenza di un focolare nell’angolo di un vano ne ha confermato la funzione di cucina, già supposta sulla base del materiale ceramico (contenitori e vasellame da fuoco) ritrovato in abbondanza. L’esistenza di nuclei di argilla concotta con impronte di incannucciata è da riferire forse alla canna fumaria. È stata anche individuata la parte inferiore di una macina a mano. Questo vano è attraversato da una canaletta in coppi, protetti da lastre di pietra, che proviene dalla zona del focolare e termina in una canaletta di dimensioni più ampie, realizzata in elementi laterizi, forse ad uso fognario. A N si apre un piccolo vano quadrangolare accessibile tramite un’apertura arcuata e coperto in origine da una volta a botte, realizzata in pietre piatte. Il vano è addossato per due lati al terreno, caratteristica che ne consentiva un certo controllo naturale della temperatura: esso appare funzionale alla cucina, destinato forse all’immagazzinamento e alla conservazione di derrate alimentari.
Tra il materiale rinvenuto si ricorda terra sigillata di produzione varia (sud-gallica, nord-italica, imitazione di sigillata chiara), ceramica comune, anfore, monete, metalli (chiodi da carpenteria, grappe da lastre di rivestimento), mosaici, intonaci, stucchi, materiali architettonici (elementi di colonne, lastre di rivestimento, elementi laterizi). La villa sembra essere stata costruita in età augustea e distrutta verso la fine del III secolo probabilmente in seguito a un crollo causato da un incendio, come sembrano indicare le consistenti tracce di bruciato individuate negli strati. La presenza di sigillata tarda di importazione sembra però fare estendere l’orizzonte cronologico della villa al pieno IV secolo.
Si tratta di un progetto architettonico unitario, con interventi successivi di scarsa entità. Un progetto costruttivo inusuale per le dimensioni e per l’estensione del settore residenziale: queste caratteristiche la pongono in relazione con il mondo centro italico. Ricordiamo che la zona era una località importante, all’imbocco della Valle di Susa, lungo la strada che da Augusta Taurinorum (Torino) portava a Segusio (Susa) e al Mons Matrona (Monginevro), come testimoniano anche gli altri ritrovamenti fatti in località Malatrait (un sepolcreto con numerosi resti di tombe di fattura differente e relativo corredo).
Luogo di custodia dei materiali:
Museo Archeologico di Torino.
Informazioni:
frazione Milanere, via Tetti Dora, Borgata Grange Tel. 011 9350201 (int. 5) ; oppure: tel. 342/0601365.
e mail: cultura@comune.almese.to.it
arca.almese@gmail.com
Links:
https://www.vallesusa-tesori.it/it/luoghi/almese/villa-romana
Bibliografia:
LANZA E., MONZEGLIO G., 2001, I Romani in Val di Susa, Ed. Susa Libri, pp. 71-76; MERCANDO L. (a cura di), 1998, L’età romana, in Archeologia in Piemonte, Umberto Allemandi Ed.; CANTINO WATAGHIN G., 1995, Almese, loc. Grange di Rivera. Villa romana, in “Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte”, 13, pp. 366-370 (e articoli precedenti del 1982, 1984, 1985, 1986, 1988, 1991)
Schede_Introduttive_Villa_Romana_Almese.pdf
Fonti:
Foto in alto dal sito del Comune.
Data compilazione scheda:
13 ottobre 2002 – aggiornata maggio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Gabriella Monzeglio – Gruppo Archeologico Torinese
Alpignano (TO) : Cappella dei Caduti (Antica parrocchiale di San Martino)
Storia del sito:
La chiesa, intitolata a San Martino vescovo di Tours, esisteva già nel 1031, quando venne citata in un atto dell’abate di Breme, e dipendeva dall’abbazia della Novalesa (che a quel tempo era priorato dell’abbazia di Breme).
La chiesa ebbe una storia complessa e i documenti rimasti lasciano dubbi irrisolti: viene citata nel 1274, nel 1303 e nel 1318.
La chiesa, che nel 1386 risultava dipendere dalla Pieve di San Pietro di Pianezza, divenne la parrocchiale di Alpignano sicuramente dal 1450, come risulta da documenti dell’Archivio Arcivescovile di Torino.
Vi era annesso un cimitero che, nel tempo, subì un forte degrado; nel XVIII secolo era in cattive condizioni di conservazione tanto che il Vescovo, nella visita pastorale del 1772, ordinò di cingerlo con un muro e chiuderne gli ingressi.
Poiché la Chiesa era in un luogo che, nei secoli, era diventato lontano dal centro dell’abitato e poiché l’antico edificio era in cattive condizioni e necessitava di costose riparazioni, la popolazione decise di spostare la parrocchiale e di portarla nella piazza allora detta “del ballo”, nel luogo della chiesa di San Rocco, che era stata costruita tra il 1686 e il 1698 come chiesa della confraternita di Santa Croce. Lo spostamento avvenne nel 1807, quando, ingrandita e dedicata a san Martino, la preesistente chiesa divenne la parrocchiale di Alpignano.
Contemporaneamente, nel 1807, l’antica chiesa di San Martino venne ridotta a cappella dell’annesso cimitero e intitolata a Sant’Antonio.
Il cimitero venne soppresso nel 1868. Nel 1895 vennero demolite la volta e il solaio della chiesa e rimasero in piedi solo il campanile e la cappella laterale che vennero restaurati nel 1925; l’edificio fu trasformato in Monumento e Cappella ai Caduti.
Descrizione del sito:
La parte più antica dell’edificio è il campanile, in mattoni e pietre: mostra almeno due fasi costruttive individuabili nelle differenze delle tessiture murarie; la parte inferiore, forse dell’XI secolo, è anteriore alla parte più antica della chiesa. In alto mostra quattro monofore e una copertura piramidale.
La parte di edificio ancora esistente è la cappella laterale dell’antica chiesa, formata da arcate a sesto acuto su tozzi e bassi pilastri cilindrici con i relativi cordoni d’angolo che vanno a congiungersi in croce al sommo della volta. Attualmente coperta da un tetto a due spioventi e preceduta da una gradinata di accesso.
Informazioni:
Link:
http://www.comune.alpignano.to.it
Bibliografia:
CUPIA G.P., Alpignano com’era, Soc. Ital. di Pubblicità, Torino, 1970
CASIRAGHI G.P., Alpignano nel Medioevo e l’abbazia di san Michele della Chiusa, Pro manuscripto Ass. Culturale “Il Dialogo”, Alpignano (TO), 1991
Fonti:
Foto in alto di blacksheep77 da http://rete.comuni-italiani.it/foto/2008/geo/001008
Data compilazione scheda:
08/05/2006 – aggiornata maggio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese
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