Castelmagno (CN) : Santuario di San Magno
Storia del sito:
Il paese, in alta val Grana, prende il nome da un castello di forma quadrata, con quattro torrioni agli angoli, di cui rimangono poche tracce nella borgata Colletto. Il sito del Santuario, a 1760 m, collocato sulle vie di transito dei pastori, tra le valli Grana, Stura e Maira, era luogo sacro già in epoca romana dedicato a Marte, come si rileva dall’arula ritrovata alla fine del 1800 ed ora murata sul retro dell’edificio della Cappella Vecchia. Marte era considerato anche protettore degli animali.
San Magno, secondo la tradizione locale, era uno dei compagni di san Dalmazzo ed eroe della mitica Legione Tebea, morto nel 772, festeggiato il 19 agosto o, secondo studi recenti, un monaco benedettino di San Gallo in Svizzera, il cui culto, attraverso il Tirolo, si diffuse nel nord Italia ed in Piemonte dall’XI secolo, favorito dalle strutture monastiche benedettine. Il Santo, che sostituì Marte come protettore degli armenti, era molto venerato dai pastori. Agli inizi del 1400 a Castelmagno non esisteva ancora una chiesa dedicata interamente al santo; si hanno notizie di una chiesa di Sant’Ambrogio e San Magno.
Nel 1450 il sacerdote Enrico Allamandi di San Michele di Prazzo, in val Maira, fu nominato Rettore delle chiese esistenti nel territorio di Castelmagno. Si sa che il rettore nel 1475 fece edificare e decorare una cappella in stile gotico, ora detta CAPPELLA ALLAMANDI, dotata di un solo altare rivolto ad Oriente, e con una apertura chiusa da una robusta grata metallica rivolta a ponente. Le quattro lunette della volta a crociera vennero affrescate da Pietro da Saluzzo. A fianco della cappella venne eretta anche la torre campanaria, alta 18 metri.
Il crescente culto verso san Magno richiese, all’inizio del secolo XVI, l’ampliamento della cappella con una struttura antistante la precedente. Questa, ora detta CAPPELLA VECCHIA, fu eretta nel 1514 e fu dipinta, sulle pareti e sulla volta a botte, da Giovanni Botoneri di Cherasco, con la rappresentazione di un ciclo pittorico sulla vita di Gesù.
Dal 1704 al 1716 venne costruito il nuovo edificio del Santuario, edificato perpendicolarmente rispetto all’asse dell’antica chiesa. Altre opere importanti furono portate a termine nella seconda metà dell’Ottocento: nel 1845-48 fu sopraelevato il campanile; tra il 1861 e il 1886 venne edificato l’imponente porticato ai lati del Santuario; sopra le arcate vennero ricavati i locali per l’accoglienza dei pellegrini. Altri lavori di sistemazione del piazzale di fronte al Santuario, con i nuovi locali della mensa, del bar e dei servizi, sono stati eseguiti nel 1995.
Descrizione del sito:
La “CAPPELLA ALLAMANDI”, la parte più antica dell’edificio, contiene AFFRESCHI della seconda metà del XV secolo attribuiti a Pietro da Saluzzo, pittore noto sino ad alcuni anni fa come “Maestro del Villar”. Durante il restauro della cappella di San Giorgio a Villar San Costanzo in un cartiglio rivelò la sua identità: “Petrus de Salucis”. Operò nel territorio tra il 1430-40 e il 1480. Sulle lunette della volta a crociera sono raffigurati l’Eterno Padre, i quattro Evangelisti ed i quattro principali Dottori della Chiesa.
La “CAPPELLA VECCHIA” fu integralmente affrescata da Giovanni Botoneri di Cherasco nel 1514. Gli affreschi occupano 17 scomparti che narrano la condanna e la passione di Gesù a partire dal suo ingresso trionfale in Gerusalemme. Interessante è la rappresentazione dei sette martiri tebei: san Magno al centro, san Maurizio, san Costanzo, san Ponzio, san Chiaffredo, san Dalmazzo, san Pancrazio. È raffigurato anche un episodio legato a Santiago de Compostela (attraverso la valle Grana passava una via secondaria per i pellegrini verso la Spagna e verso Roma).
Descrizione dei ritrovamenti:
L’iscrizione sulla LAPIDE ROMANA, decifrata nel 1953, recita: “A Marte, Dio Ottimo e Padre, Esdulio Montano costruì un’ara, sciogliendo volentieri il suo voto”. Questo reperto fu portato alla luce nel 1894, dopo lavori fatti per abbassare il piano della cappella Allamandi; in tale occasione vennero ritrovate dodici tombe, vasi, lampade e oggetti vari, tra cui alcune monete di rame di epoca imperiale, risalenti al 250 d.C. circa.
Informazioni:
Tel. 0171 986178
Links:
http://www.sanmagno.net
http://www.ghironda.com/valgrana/immagini/smagno.htm
Fonti:
Le notizie sono state tratte dal sito www.sanmagno.net; fotografie in alto da www.ghironda.com.
Data compilazione scheda:
30/01/2006 – aggiornam. luglio 2014
Nome del rilevatore e associazione di appartenenza:
Angela Crosta – G. A. Torinese